Carnevale canturino 2019: cresce l’attesa
Carnevale canturino 2019: cresce l’attesa
Quattro date tra febbraio e marzo per rinnovare la festa nel solco di una tradizione centenaria
Torna come ogni anno anche nel 2019 l’appuntamento con il Carnevale di Cantù e la sua grande festa. Quest’anno le date fissate in calendario sono quattro: il 17 e il 24 febbraio e il 3 e il 9 marzo.
Tra le più consolidate del territorio lombardo, questa manifestazione vede arrivare nel centro brianzolo migliaia di spettatori, attratti dalla suggestiva magnificenza dei grandi carri allegorici di cartapesta in sfilata. Tradizione, artigianato, maschere e festeggiamenti sono le parole chiave che nel 2019 accompagnano la 93° edizione del carnevale ambrosiano di Cantù. Questa tradizione ormai consolidata è tra le più famose della Lombardia. I suoi carri e le sue grandi maschere, realizzate rigorosamente in carta pesta e alcune alte 7 o 8 metri per un’altezza complessiva del carro superiore 15 metri, attirano ogni anno molti visitatori, alcuni provenienti anche dalla Svizzera. La preparazione richiede molto tempo e avviene in tutta segretezza per non rovinare la sorpresa finale. Ogni anno alle sfilate partecipano i carri storici, gruppi folcloristici, bande e gruppi mascherati.
Tra presente e passato nel solco della tradizione
Non abbiamo una precisa data di inizio nella storia di questa manifestazione, ma secondo la tradizione orale le origini di questo carnevale risalgono all’inizio del Novecento. Il primo carro carnevalesco di cui si ha documentazione è stato costruito intorno agli anni venti da una fabbrica di falegnameria e somigliava a un lungo treno. Secondo i racconti, in quel periodo il carnevale era un’occasione di svago, infatti i festeggiamenti e le sfilate si svolgevano la sera, perché durante il giorno gli artigiani erano al lavoro.
Truciolo, una mascotte che rappresenta la tradizione artigiana
Così come Venezia ha Pantalone e Napoli ha Pulcinella, non a caso la maschera di Cantù è Truciolo, un garzone di bottega che racchiude in sé l’essenza della città del mobile. Realizzato nel 2000 dal burattinaio Ivano Rota su mandato dell’Associazione Carnevale canturino, Truciolo è ‘un combina guai un po’ distratto, grazie al quale la noia non trova spazio!’. Il carro con la maschera di Truciolo è sempre il primo ad aprire la sfilata da decenni e si anima della possibilità di caricare a bordo tutti i bambini dando loro la possibilità di vivere da protagonisti la festa in un giro denso di gioia e divertimento.
Il rito ambrosiano
Il carnevale canturino, come quello milanese, segue il rito ambrosiano e dura qualche giorno in più rispetto a quello romano. Secondo questo rito la quaresima inizia con la domenica delle ceneri successiva al mercoledì delle ceneri del resto del mondo e per questo si parla di Sabato Grasso e non di Martedì Grasso. Il perché risale a quando S. Ambrogio era vescovo di Milano: da Roma era arrivata una circolare secondo la quale la Quaresima doveva durare 40 giorni dalla Pasqua ma non era specificato se nel calcolo bisognasse includere anche le domeniche; non includendole si sarebbe potuto allungare il Carnevale di cinque giorni (tanti quante sono le domeniche del periodo di Quaresima), escludendole, il Carnevale si sarebbe dovuto accorciare di altrettanti giorni. S. Ambrogio incluse le
domeniche, allungando così di cinque giorni il periodo carnevalesco. Nel 1574 S. Carlo Borromeo convinse i fedeli a rinunciare a un giorno del loro Carnevale, in modo da farlo finire alla mezzanotte del sabato e non più della domenica. E’ così che ancora oggi nel rito Romano l’ultimo giorno del Carnevale è il martedì grasso mentre nel rito Ambrosiano è il sabato successivo.
Dalle giornate a tema degli inizi, ai carri allegorici di oggi
All’inizio le giornate di carnevale erano tre e ognuna aveva il suo tema. Il giovedì era il giorno degli sposi; il venerdì era il Carnevale de Magnan, gli stagnini vestiti di stracci che si aggiravano per la città truccati di nero e armati di utensili di metallo utili a fare rumore; il sabato era la giornata carnevalesca dedicata alla sfilata dei carri con il mazziere, la mazza in bella vista veniva fatta volteggiare per tenere il tempo ai musicanti.
Negli anni trenta nacque la tradizione dei carri allegorici, che giravano per le vie della città durante la sfilata di sabato grasso. Durante la seconda guerra mondiale il carnevale di Cantù non venne celebrato, ma già nel 1948 grazie alle associazioni ritornò l’entusiasmo e la voglia di fare.
Le sfilate da allora vennero portate in orario diurno e non più la sera per due o tre domeniche consecutive, in genere dall’ultima di gennaio, fino alla sfilata di chiusura nel giorno del sabato grasso.
Una sola classifica, ma premi per tutti
Alla fine di ogni sfilata arriva il momento delle premiazioni dei carri. Durante le sfilate i carri percorrono l’anello cittadino compreso tra via Corso Unità d’Italia e via Carcano e durante questo percorso vengono esaminati e valutati da una giuria giudicante. I carri non sono gli unici però a poter vincere dei premi; il carnevale canturino infatti organizza sempre una lotteria il cui ricavato contribuisce, insieme al costo del biglietto d’ingresso alla silata, a coprire le spese del grande sforzo compiuto dal volontariato cittadino.
Si ringrazia l’Associazione Charturium per alcune immagini tratte dal libro “Stori de Carnevà”