Le maschere regionali di Carnevale hanno origini che risalgono alla Commedia dell’Arte con il preciso scopo di rivelare vizi e difetti degli abitanti delle varie regioni.
Come Napoli ha Pulcinella, Venezia ha Pantalone, così anche Cantù ha la propria maschera per simboleggiare l’intera città e il suo Carnevale: Truciolo.
Truciolo non poteva che essere un garzone, un garzone di bottega per la precisione, perché a Cantù tutti hanno avuto un papà, un fratello o uno zio falegname. Come ogni maschera che si rispetti, combina un guaio dietro l’altro, è un po’ maldestro e nella sua bottega non ci si annoia mai.
Ma la parola truciolo indica anche il residuo di legno che si ottiene durante la lavorazione. È uno scarto, una cosa piccola, semplice, povera, ma non inutile: i trucioli non vanno dispersi ma raccolti per poter essere riutilizzati, per dar loro una nuova vita, una nuova forma.
Dietro a uno spirito così burlesco e rude Truciolo nasconde infatti un animo nobile, un cuore genuino, pronto a difendere i valori tradizionali di questa terra e a condividere, con chiunque lo volesse, la gioia e l’allegria che caratterizzano il Carnevale canturino.